giovedì 16 luglio 2015

I 3 misteri irrisolti più terrificanti.

Il passato a volte porta con sé affascinanti e impressionanti misteri, che ad oggi è praticamente impossibile risolvere. Questi sono tre casi che hanno scosso l’opinione pubblica dell’epoca e, ancora oggi, costituiscono argomento per una vasta letterature, dalla corrente del complotto a quella degli UFO, dal paranormale a quella più realista. Il fascino, effettivamente, sta nel perdersi ad ipotizzare scenari alieni o dall’altro mondo per spiegare qualcosa che l’uomo, con le sue limitate capacità, non è riuscito ancora a motivare.

I bambini della famiglia Sodder.

La vigilia di Natale del 1945 la famiglia Sodder stava passando una tranquilla serata in famiglia. La madre andò a letto lasciando giocare cinque dei dieci figli (uno era impegnato con il servizio militare) nel salotto, con la promessa di mettere tutto in ordine al termine della serata. La donna ricevette una telefonata agghiacciante verso la mezzanotte, che cercava un uomo dal nome incomprensibile, e che terminò con una risata stridula. Jennie notò che i bambini non avevano chiuso le imposte, e tornò a letto. Verso l’una e mezza di notte l’incendiò divampò nella casa, e i genitori con quattro dei loro figli uscirono dall’abitazione. George Sodder corse a prendere la scala per andare a prendere i figli al piano superiore, ma notò che era stata rimossa. Ormai il piano superiore era completamente inaccessibile a causa delle fiamme, e i sei parenti non poterono che osservare la casa che andava completamente distrutta con i 5 ragazzi ancora al suo interno. Il mattino seguente non venne trovato alcun cadavere dentro l’abitazione, nemmeno i resti di ossa o qualsiasi altra cosa che facesse pensare alla possibilità che dentro ci fosse qualcuno. Il filo del telefono risultò tranciato e la scala non si trovò più. L’inchiesta fu chiusa e i cinque figli Sodder dichiarati morti, ma i genitori non si diedero pace per tutta la vita, non credendo che i bambini fossero all’interno della casa durante il suo incendio. La famiglia ingaggiò anche un detective privato per indagare sulla sparizione dei figli, ma questi morì in circostanze misteriose. 20 anni dopo l’incidente i Sodder ricevettero una fotografia per posta, senza l’indirizzo del mittente, con una foto di un ragazzo, Louis, che era incredibilmente somigliante a quella del figlio omonimo. Sul retro della foto c’era scritto solo: Louis Sodder. Una teoria, quella ritenuta più probabile, afferma che i bambini furono rapiti da un’organizzazione di stampo mafioso collegato con la Sicilia (il CAP della fotografia di Louis era 90132 – Palermo) corroborata dal fatto che i Sodder stessi fossero di origine italiana (Soddu era il cognome originario). I genitori non si diedero mai pace, ma a nulla servì il loro tormento, dato che i bambini non furono mai ritrovati. La famiglia morì senza mai sapere cosa accadde ai ragazzi, George Sodder nel 1969 e Jennie nel 1989. 


Il passo di Dyatlof.

Nel 1959, dieci studenti e neo-laureati dell’istituto tecnico degli Urali ed esperti escursionisti, decisero di sfidare le pendici dei monti Urali, nell’allora Unione Sovietica. Uno di loro, Jurij Judin, si fermò per problemi di salute a Vižaj, l’ultimo avamposto abitato prima di procedere verso l’Otorten, il “monte della morte”. I 9 componenti del gruppo si incamminarono verso la cima del monte, e il 1° Febbraio, nei pressi della vetta, realizzarono un campo base per passare la notte, quando consumarono il loro ultimo pasto. Durante la notte, qualcosa li spinse a lacerare la tenda dall’interno, scappare fuori seminudi senza scarpe e indumenti con -30°C esterni, fermarsi nei pressi di un albero e tentare disperatamente di accendere un fuoco, nel tentativo di non morire assiderati. Due di loro trovarono la morte per ipotermia sotto l’albero di Cedro, a circa 1,5 chilometri dalla tenda, mentre tre di loro morirono fra la tenda e l’albero stesso, in posizioni che suggerivano che i tre stessero tentando di tornare all’accampamento. I corpi furono ritrovati il 26 febbraio, da una spedizione mista composta sia dalle autorità sia da studenti volontari. I restanti 4 escursionisti non furono rintracciati se non il 4 Maggio, quando vennero scoperti in una gola scavata da un torrente sotto oltre 4 metri di neve a 75 metri di distanza dal Cedro. Due di loro avevano il torace fracassato da una forza “non umana”, simile all’impatto di un incidente automobilistico, mentre la ragazza aveva la lingua mozzata, le mancava parte della mascella e non aveva più gli occhi. I quattro furono trovati con gli indumenti degli altri cadaveri indosso, segno che li spogliarono dopo la morte, nel disperato tentativo di salvarsi. L’inchiesta e le autopsie certificarono che sei escursionisti morirono per ipotermia, mentre gli altri tre furono uccisi da una combinazione di traumi fatali e ipotermia. Non si trovarono tracce di altre persone nel sito, mentre quelle dei ragazzi erano ancora ben evidenti sulla neve, e mostravano come tutti e sei si fossero allontanati dalla tenda di comune accordo. I pochi abiti dei ragazzi avevano altissimi livelli di radioattività, impossibile da giustificare in una zona così incontaminata dall’uomo. I corpi degli escursionisti risultavano, tutti, inspiegabilmente “abbronzati”, come se fossero stati colorati di marrone. Un gruppo di altri escursionisti che si trovava a 50 chilometri di distanza dal luogo dell’accaduto affermò di aver visto delle “palle di fuoco” attraversare il cielo, quella notte, in direzione dell’accampamento degli studenti russi. Il caso è ancora irrisolto.


La morte della famiglia Gruber nella fattoria Hinterkaifeck.

In un piccolo villaggio bavarese non lontano da Monaco di Baviera, il sessantatreenne Andreas Gruber viveva con la moglie Cäzilia, la figlia rimasta vedova Viktoria Gabriel e i figli di Viktoria, Cäzilia e Josef. Pochi giorni prima del delitto, Andreas disse ai vicini che aveva scoperto alcune impronte sulla neve che conducevano dal bordo del bosco fino alla fattoria, ma nessuna che tornava indietro. Egli disse che aveva sentito anche dei passi nella soffitta e di aver trovato anche un quotidiano nella proprietà, ma che nessuno della famiglia ne aveva mai acquistato uno. Era il Marzo del 1922. Sei mesi prima la precedente cameriera aveva inoltre lasciato il lavoro dicendo che la fattoria era infestata di una presenza ultraterrena. Con grande difficoltà i Gruber avevano trovato una nuova lavorante, Maria Baumgartner, che entrò in servizio poche ore prima dei terribili fatti della fattoria Hinterkaifeck. Quel che successe il Venerdì 31 Marzo è difficile a dirsi. Si ritiene che la coppia anziani, così come la loro figlia Viktoria e la figlia Cäzilia, furono in qualche modo attirati nella stalla uno ad uno, dove furono uccisi. L’omicida andò poi in casa dove uccise anche il figlio di due anni, Josef, che dormiva nella culla in camera da letto di sua madre, così come la cameriera, Maria Baumgartner, nella sua camera da letto. Il Martedì successivo, il 4 aprile, alcuni vicini di casa si recarono nella cascina perché nessuno degli occupanti era stato visto in paese dal venerdì prima, un fatto decisamente insolito. Il postino aveva inoltre notato che la posta era ancora nella buchetta, anche se era stata consegnata Sabato. Trovarono gli animali della fattoria ben accuditi, alcuni pasti consumati nella cucina della casa e un’evidente presenza umana che abitava la casa sino a pochissimo tempo prima dell’arrivo degli abitanti del villaggio. L’ispettore Georg Reingruber e i suoi colleghi del dipartimento di polizia di Monaco fecero immensi sforzi per indagare sulle uccisioni. Più di 100 sospetti furono interrogati nel corso degli anni, ma senza alcun risultato. L’ultimo interrogatorio ebbe luogo nel 1986, senza portare a risultati. Nel 2007 gli studenti della Polizeifachhochschule (Accademia di polizia) di Fürstenfeldbruck ebbero il compito di indagare sul caso ancora una volta con moderne tecniche di indagine penale. Arrivarono alla conclusione che non è possibile risolvere il crimine a causa del tempo che è trascorso dai fatti, sia per la mancanza di prove sia per le indagini condotte all’epoca, fatte con metodi primitivi. Tuttavia, gli studenti furono in grado di identificare una persona come principale sospettato, ma non pubblicarono il nome per rispetto dei parenti ancora in vita. La polizia prima sospettò che il movente potesse essere la rapina, e interrogò molti abitanti dei villaggi circostanti, così come i vagabondi della zona. La teoria della rapina fu però abbandonata a causa di una grande quantità di denaro che venne ritrovata in casa. Il marito di Viktoria, Karl Gabriel, erano stato dato per morto nelle trincee francesi nel 1914, e fu comunque sospettato dell’omicidio, a causa della sparizione del suo corpo in guerra, che non era mai stato trovato.
Il giorno seguente il ritrovamento, il 5 aprile, il medico Johann Baptist Aumüller eseguì le autopsie nel granaio. Fu stabilito che l’arma del delitto più probabile fosse un piccone, e che la giovane Cäzilia fu uccisa diverse ore dopo gli altri, a causa dei capelli che teneva fra le mani. I cadaveri furono decapitati, e i teschi inviati a Monaco di Baviera, dove alcune chiaroveggenti tentarono di mettersi in contatto con i morti, ma senza risultato. La fattoria venne completamente distrutta e quel luogo di morte dimenticato dagli abitanti del villaggio. Il delitto rimane, a tutt’oggi, un mistero irrisolto.

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