giovedì 16 luglio 2015

I 3 misteri irrisolti più terrificanti.

Il passato a volte porta con sé affascinanti e impressionanti misteri, che ad oggi è praticamente impossibile risolvere. Questi sono tre casi che hanno scosso l’opinione pubblica dell’epoca e, ancora oggi, costituiscono argomento per una vasta letterature, dalla corrente del complotto a quella degli UFO, dal paranormale a quella più realista. Il fascino, effettivamente, sta nel perdersi ad ipotizzare scenari alieni o dall’altro mondo per spiegare qualcosa che l’uomo, con le sue limitate capacità, non è riuscito ancora a motivare.

I bambini della famiglia Sodder.

La vigilia di Natale del 1945 la famiglia Sodder stava passando una tranquilla serata in famiglia. La madre andò a letto lasciando giocare cinque dei dieci figli (uno era impegnato con il servizio militare) nel salotto, con la promessa di mettere tutto in ordine al termine della serata. La donna ricevette una telefonata agghiacciante verso la mezzanotte, che cercava un uomo dal nome incomprensibile, e che terminò con una risata stridula. Jennie notò che i bambini non avevano chiuso le imposte, e tornò a letto. Verso l’una e mezza di notte l’incendiò divampò nella casa, e i genitori con quattro dei loro figli uscirono dall’abitazione. George Sodder corse a prendere la scala per andare a prendere i figli al piano superiore, ma notò che era stata rimossa. Ormai il piano superiore era completamente inaccessibile a causa delle fiamme, e i sei parenti non poterono che osservare la casa che andava completamente distrutta con i 5 ragazzi ancora al suo interno. Il mattino seguente non venne trovato alcun cadavere dentro l’abitazione, nemmeno i resti di ossa o qualsiasi altra cosa che facesse pensare alla possibilità che dentro ci fosse qualcuno. Il filo del telefono risultò tranciato e la scala non si trovò più. L’inchiesta fu chiusa e i cinque figli Sodder dichiarati morti, ma i genitori non si diedero pace per tutta la vita, non credendo che i bambini fossero all’interno della casa durante il suo incendio. La famiglia ingaggiò anche un detective privato per indagare sulla sparizione dei figli, ma questi morì in circostanze misteriose. 20 anni dopo l’incidente i Sodder ricevettero una fotografia per posta, senza l’indirizzo del mittente, con una foto di un ragazzo, Louis, che era incredibilmente somigliante a quella del figlio omonimo. Sul retro della foto c’era scritto solo: Louis Sodder. Una teoria, quella ritenuta più probabile, afferma che i bambini furono rapiti da un’organizzazione di stampo mafioso collegato con la Sicilia (il CAP della fotografia di Louis era 90132 – Palermo) corroborata dal fatto che i Sodder stessi fossero di origine italiana (Soddu era il cognome originario). I genitori non si diedero mai pace, ma a nulla servì il loro tormento, dato che i bambini non furono mai ritrovati. La famiglia morì senza mai sapere cosa accadde ai ragazzi, George Sodder nel 1969 e Jennie nel 1989. 


Il passo di Dyatlof.

Nel 1959, dieci studenti e neo-laureati dell’istituto tecnico degli Urali ed esperti escursionisti, decisero di sfidare le pendici dei monti Urali, nell’allora Unione Sovietica. Uno di loro, Jurij Judin, si fermò per problemi di salute a Vižaj, l’ultimo avamposto abitato prima di procedere verso l’Otorten, il “monte della morte”. I 9 componenti del gruppo si incamminarono verso la cima del monte, e il 1° Febbraio, nei pressi della vetta, realizzarono un campo base per passare la notte, quando consumarono il loro ultimo pasto. Durante la notte, qualcosa li spinse a lacerare la tenda dall’interno, scappare fuori seminudi senza scarpe e indumenti con -30°C esterni, fermarsi nei pressi di un albero e tentare disperatamente di accendere un fuoco, nel tentativo di non morire assiderati. Due di loro trovarono la morte per ipotermia sotto l’albero di Cedro, a circa 1,5 chilometri dalla tenda, mentre tre di loro morirono fra la tenda e l’albero stesso, in posizioni che suggerivano che i tre stessero tentando di tornare all’accampamento. I corpi furono ritrovati il 26 febbraio, da una spedizione mista composta sia dalle autorità sia da studenti volontari. I restanti 4 escursionisti non furono rintracciati se non il 4 Maggio, quando vennero scoperti in una gola scavata da un torrente sotto oltre 4 metri di neve a 75 metri di distanza dal Cedro. Due di loro avevano il torace fracassato da una forza “non umana”, simile all’impatto di un incidente automobilistico, mentre la ragazza aveva la lingua mozzata, le mancava parte della mascella e non aveva più gli occhi. I quattro furono trovati con gli indumenti degli altri cadaveri indosso, segno che li spogliarono dopo la morte, nel disperato tentativo di salvarsi. L’inchiesta e le autopsie certificarono che sei escursionisti morirono per ipotermia, mentre gli altri tre furono uccisi da una combinazione di traumi fatali e ipotermia. Non si trovarono tracce di altre persone nel sito, mentre quelle dei ragazzi erano ancora ben evidenti sulla neve, e mostravano come tutti e sei si fossero allontanati dalla tenda di comune accordo. I pochi abiti dei ragazzi avevano altissimi livelli di radioattività, impossibile da giustificare in una zona così incontaminata dall’uomo. I corpi degli escursionisti risultavano, tutti, inspiegabilmente “abbronzati”, come se fossero stati colorati di marrone. Un gruppo di altri escursionisti che si trovava a 50 chilometri di distanza dal luogo dell’accaduto affermò di aver visto delle “palle di fuoco” attraversare il cielo, quella notte, in direzione dell’accampamento degli studenti russi. Il caso è ancora irrisolto.


La morte della famiglia Gruber nella fattoria Hinterkaifeck.

In un piccolo villaggio bavarese non lontano da Monaco di Baviera, il sessantatreenne Andreas Gruber viveva con la moglie Cäzilia, la figlia rimasta vedova Viktoria Gabriel e i figli di Viktoria, Cäzilia e Josef. Pochi giorni prima del delitto, Andreas disse ai vicini che aveva scoperto alcune impronte sulla neve che conducevano dal bordo del bosco fino alla fattoria, ma nessuna che tornava indietro. Egli disse che aveva sentito anche dei passi nella soffitta e di aver trovato anche un quotidiano nella proprietà, ma che nessuno della famiglia ne aveva mai acquistato uno. Era il Marzo del 1922. Sei mesi prima la precedente cameriera aveva inoltre lasciato il lavoro dicendo che la fattoria era infestata di una presenza ultraterrena. Con grande difficoltà i Gruber avevano trovato una nuova lavorante, Maria Baumgartner, che entrò in servizio poche ore prima dei terribili fatti della fattoria Hinterkaifeck. Quel che successe il Venerdì 31 Marzo è difficile a dirsi. Si ritiene che la coppia anziani, così come la loro figlia Viktoria e la figlia Cäzilia, furono in qualche modo attirati nella stalla uno ad uno, dove furono uccisi. L’omicida andò poi in casa dove uccise anche il figlio di due anni, Josef, che dormiva nella culla in camera da letto di sua madre, così come la cameriera, Maria Baumgartner, nella sua camera da letto. Il Martedì successivo, il 4 aprile, alcuni vicini di casa si recarono nella cascina perché nessuno degli occupanti era stato visto in paese dal venerdì prima, un fatto decisamente insolito. Il postino aveva inoltre notato che la posta era ancora nella buchetta, anche se era stata consegnata Sabato. Trovarono gli animali della fattoria ben accuditi, alcuni pasti consumati nella cucina della casa e un’evidente presenza umana che abitava la casa sino a pochissimo tempo prima dell’arrivo degli abitanti del villaggio. L’ispettore Georg Reingruber e i suoi colleghi del dipartimento di polizia di Monaco fecero immensi sforzi per indagare sulle uccisioni. Più di 100 sospetti furono interrogati nel corso degli anni, ma senza alcun risultato. L’ultimo interrogatorio ebbe luogo nel 1986, senza portare a risultati. Nel 2007 gli studenti della Polizeifachhochschule (Accademia di polizia) di Fürstenfeldbruck ebbero il compito di indagare sul caso ancora una volta con moderne tecniche di indagine penale. Arrivarono alla conclusione che non è possibile risolvere il crimine a causa del tempo che è trascorso dai fatti, sia per la mancanza di prove sia per le indagini condotte all’epoca, fatte con metodi primitivi. Tuttavia, gli studenti furono in grado di identificare una persona come principale sospettato, ma non pubblicarono il nome per rispetto dei parenti ancora in vita. La polizia prima sospettò che il movente potesse essere la rapina, e interrogò molti abitanti dei villaggi circostanti, così come i vagabondi della zona. La teoria della rapina fu però abbandonata a causa di una grande quantità di denaro che venne ritrovata in casa. Il marito di Viktoria, Karl Gabriel, erano stato dato per morto nelle trincee francesi nel 1914, e fu comunque sospettato dell’omicidio, a causa della sparizione del suo corpo in guerra, che non era mai stato trovato.
Il giorno seguente il ritrovamento, il 5 aprile, il medico Johann Baptist Aumüller eseguì le autopsie nel granaio. Fu stabilito che l’arma del delitto più probabile fosse un piccone, e che la giovane Cäzilia fu uccisa diverse ore dopo gli altri, a causa dei capelli che teneva fra le mani. I cadaveri furono decapitati, e i teschi inviati a Monaco di Baviera, dove alcune chiaroveggenti tentarono di mettersi in contatto con i morti, ma senza risultato. La fattoria venne completamente distrutta e quel luogo di morte dimenticato dagli abitanti del villaggio. Il delitto rimane, a tutt’oggi, un mistero irrisolto.

Lasciate un commento se quest'articolo vi è piaciuto!

Scoperto rimedio naturale per evitare il caldo! Finalmente.

La Mulla mulla è una piccola pianta dai fitti fiori rosa, resistentissima al caldo; predilige i deserti aridi e infuocati dell'Australia centrale, dove le temperature estreme rendono impossibile qualunque forma di vita; eppure è proprio qui che riesce sorprendentemente a crescere. Con i suoi petali lanuginosi viene preparata un'essenza floreale dalle proprietà davvero uniche, in grado di proteggere l'organismo umano da ogni tipo di disturbo provocato dal calore e dal fuoco: eritemi solari, scottature e ustioni

 

Quando usarla?


- Ustioni e bruciature di qualunque origine.


- Paura del fuoco, insofferenza al calore.


- Prima, durante e dopo esposizioni al sole.


- Protegge dai raggi ultravioletti.


- Previene scottature ed eritemi solari.


- Per abbassare la temperatura in caso di febbre alta.


- Vampate di calore in menopausa.


- È un ottimo antinfiammatorio, per questo motivo Mulla mulla è anche un utile lenitivo dei bruciori intimi (cistite, vaginite). In questo caso, si consiglia la somministrazione per via interna, pratica ed efficace, due volte al giorno.




martedì 14 luglio 2015

Immagini storiche. 12 foto sconosciute di cui nessuno ne era a conoscenza.


12 rarissime foto di cui nessuno ne era a conoscenza! 


1.         Albert Einstein al mare, con scarpe da donna.


2.   Elvis Presley nell’arma.


3. Torre Eiffel in costruzione per l’EXPO di Parigi.


4. Muhammad Ali con i Beatles.


5. 1961, costruzione del muro di Berlino.


6. Titanic in partenza nel 1912.


7. Disneyland in costruzione. 


8. Boscaioli Californiani abbattono 3 grandissimi alberi a Redwoods.


9. Il vero primo McDonalds al mondo.


10. Nagasaki, 20 minuti dopo l’esplosione della bomba atomica nel 1945.



11. New York's Times square nel 1911.


12. L’ufficio di Albert Einstein il giorno della sua triste morte.




Vi hanno stupito? Condividete e commentate!








lunedì 13 luglio 2015

20 cose scioccanti che non sapevi.


Non lo sapevi? 

Ognuno di noi è spinto da un desiderio irrefrenabile ad indagare su ogni cosa gli capiti a tiro e ciò rappresenta lo stimolo principale nella conoscenza dell’universo e nella scoperta delle leggi che ne regolano il divenire. La curiosità dell’uomo, proprio perché innata, non può essere in alcun modo repressa, così come non può essere regolata da leggi la ricerca del sapere: deve essere assolutamente libera. Cosa ti ha spinto quindi a cliccare ? 

Ecco 20 cose scioccanti che (forse) non eri a conoscenza!

1.     Normalmente, ogni persona ride 15 volte al giorno.

2.     La Coca-Cola, originariamente, era verde.

3.     La prima coppia mostrata a letto insieme in TV fu Fred e Wilma Flintstone.

4.      Negli Stati Uniti ogni giorno vengono stampati più soldi per il gioco del Monopoli che per la Tesoreria.

5.     L'altezza della più grande piramide di Egitto è circa un miliardesimo della distanza che separa la terra dal sole.

6.      La parola "cimitero" deriva dal greco "koimetirion" che significa "luogo per dormire".

7.      Nei conventi, durante la lettura delle Sacre Scritture, quando ci si riferiva a San Giuseppe si diceva "Pater Putatibus", abbreviato in P.P.. Ecco perché il più comune diminutivo di Giuseppe è Peppe o Peppino.

8.      Durante la guerra di secessione, quando le truppe tornavano agli accampamenti dopo una battaglia, veniva scritto su una lavagna il numero dei soldati caduti; se non c'erano state perdite, si scriveva "0 killed", da cui l'espressione OK nel senso di "tutto bene".

9.     Lo Stato con la più alta percentuale di persone che vanno al lavoro a piedi è l'Alaska.

10.      In Africa la percentuale di persone che vivono in solitudine è il 28%. In Nord America è il 38%.

11.      Le persone intelligenti hanno più zinco e rame nei capelli.

12.    I genitori più giovani di tutti i tempi, età 8 e 9 anni, vissero in Cina nel 1910.

13.      Lo scarafaggio può vivere nove giorni anche se privato della testa, dopodiché …muore di fame.

14.      Un coccodrillo non può tirare fuori la lingua.

15.      Il cuore di un gamberetto è nella testa.

16.       La formica può sollevare pesi pari a 50 volte quello del suo corpo, e spingere oggetti 30 volte più pesanti di lei e cade sempre sul fianco destro quando è inebriata.

17.      Una pulce può saltare una distanza pari a 350 volte la lunghezza del suo corpo.

18.     L'accendino è stato inventato prima dei fiammiferi.

19.     Come le impronte digitali, l'impronta della lingua è diversa per ogni uomo.

   20. Circa 4.000 anni fa, in Babilonia, c'era l'usanza per cui, per un intero mese dopo il matrimonio, il padre della sposa forniva al genero tutto l'idromele che egli riusciva a bere. Essendo l'idromele una bevanda ricavata dal miele ed essendo a quei tempi il calendario basato sulle fasi lunari, quel periodo fu denominato mese di miele o "luna di miele" .



domenica 12 luglio 2015

Il mistero di Azzurrina. Leggenda o realtà?

Era il 21 giugno di quel lontano anno quando, nel nevaio della vecchia Fortezza, la bimba scomparve e non venne mai più ritrovata. La bambina nacque, in realtà, con capelli bianchi: albina. La diversità dell’altro è una cosa che non di raro spaventa l’uomo, e a volte eliminare il diverso e con esso ciò che rappresenta, può essere visto come una soluzione. Per difendere (o nascondere) la figlia, i genitori le tinsero i capelli, ma il bianco dell’albinismo non trattiene il colore, reagisce al pigmento diventando azzurro. Ecco spiegato lo ‘strano’ caso e l’appellativo ad esso legato… Siamo nel 1990, il Castello è aperto a Museo da appena un anno, la leggenda è già di dominio pubblico. C’è chi si schiera subito a sostenerla ciecamente, chi la contesta, molti la temono, altri la deridono, ma tutti ne parlano. Il 21 giugno di quell’anno, tecnici del suono interessati a tali episodi effettuano le prime registrazioni. Le apparecchiature sono sofisticate. Tutte le frequenze vengono incise. In sede di studio si procede all’ascolto: tuoni, uno scrosciare violento di pioggia, poi... un suono.
Anno 1995. Sempre 21 giugno. Nuove registrazioni. Stesso suono.
Anno lustro 2000. Ancora 21 giugno. Ancora il solstizio estivo e, ancora, quel suono che si ripete.

Anno 2005... e la leggenda continua a stupire studiosi e ricercatori. Ad alcuni sembra un pianto di bambina, ad altri una risata, molti dicono di sentirci una voce, di distinguerci una parola, altri invece, dichiarano di non voler più sentire nulla. Recentemente, nel seminterrato del castello, persone addette alla ristrutturazione dei muri principali, dichiarano di aver visto qualcosa di strano che in pochi secondi si illuminò, e poi scomparve. Gli operai spaventati a morte si tolsero subito di mezzo, ripetendo costantemente di non tornare più, rifiutandosi di continuare il lavoro di ristrutturazione già iniziato. Le telecamere ripresero l’abbaglio di pochi secondi, e quello che si vede è sconcertante! Il fantasma di Azzurrina è solo una leggenda, o la sua anima è rimasta intrappolata in quei luoghi bui e dimenticati del castello?


sabato 11 luglio 2015

Inganno globale. Cosa successe davvero l'11 Settembre 2001?



 Il video sopra riportato è la dimostrazione di ciò che davvero successe nella strage dell’11settembre negli Usa. Indica con chiarezza la più grande bufala di tutti i tempi, messa su dagli Usa per i propri interessi, dando poi la colpa al terrorismo internazionale. Migliaia di vite umane sacrificate per una vera e propria speculazione finanziaria. Quindi mettetevi comodi e non perdetevi questo video sconvolgente. Tutta la verità sull’11 Settembre 2001! E non solo.. Non facciamoci prendere in giro dagli americani.


venerdì 10 luglio 2015

5 rimedi casalinghi per chi ha i capelli danneggiati!

Tutte le donne vorrebbero una chioma sana, forte e luminosa come quella pubblicizzata sulle confezioni di molti prodotti per capelli. Nella realtà, però, le cose sono molto diverse, e a volte non ci si crede più ai prodotti pubblicizzati.  I capelli sono spesso secchi, danneggiati, sfibrati a causa di molti fattori, come disturbi alla tiroide, dieta non equilibrata, inquinamento, sole e abuso di prodotti chimici. Infatti, le cause più comuni di questa problematica  sono da ricercare proprio nello shampoo, spesso troppo aggressivo o usato troppo frequentemente, oppure nei prodotti che si utilizzano per le permanenti o le tinture, o ancora piastre e ferri arricciacapelli. Anche l’esposizione prolungata ai raggi solari o al vento può danneggiare la chioma. Prima di spendere una fortuna in trattamenti disponibili in farmacia o nei saloni di bellezza, provate con alcuni rimedi casalinghi economici e pratici! Quali sono? 

1.      Maionese: applicate della maionese sui capelli prima di ansare a dormire, e avvolgete la chioma in un panno. Risciacquate al mattino. L’odore non è dei migliori, ma noterete l’ottimo risultato. Può sembrare strano ma la maionese è la soluzione ideale per il trattamento dei capelli secchi; è realizzata con aceto, uova e olio, tre ingredienti estremamente idratanti, che favoriscono la salute dei capelli. Se non riuscite a tenere l’impacco tutta la notte, potete in alternativa applicarlo per circa venti minuti, e quindi lavare poi i capelli con lo shampoo normale.

2.      Aceto di mele: l’aceto di mele è un ottimo detergente e purificante per il cuoio capelluto, ma conferisce anche lucentezza ai capelli, aiuta ad equilibrare il pH, e previene la formazione di irritazioni e forfora. Mescolate mezzo bicchiere di aceto di mele con mezzo bicchiere di acqua fredda. Dopo lo shampoo e l’applicazione del balsamo, risciacquate i capelli con questa miscela dalle radici alle punte, lasciando agire per qualche minuto, quindi risciacquate con acqua fredda. Se i capelli sono particolarmente secchi, si può prolungare il tempo di posa per qualche minuto in più.


3      Birra: la birra è realizzata con malto e luppolo, che contengono una quantità elevata di proteine, essenziali per la salute dei capelli. la birra ammorbidisce e purifica i capelli, ripristina livelli equilibrati di pH, e rende la chioma luminosa ed elastica. Questo rimedio casalingo viene spesso utilizzato da Catherine Zeta Jones, che idrata i suoi capelli con birra e miele.

4.      Avocado e banane: l’avocado è ricco di vitamine A, B, D ed E, nutrienti, acidi grassi essenziali, aminoacidi e potassio. Ha proprietà umettanti ed idratanti, che favoriscono il nutrimento del cuoio capelluto, stimolano l’attività dei follicoli piliferi, e conferiscono ai capelli una consistenza setosa e un aspetto luminoso. L’avocado è il trattamento ideale per tutti i tipi di capelli, ma soprattutto per quelli particolarmente secchi. Le banane, invece, sono ricche di potassio, carboidrati, vitamine e oli naturali che rendono i capelli morbidi e proteggono la loro naturale elasticità. Usando le banane come trattamento per i capelli, si può prevenire la rottura delle fibre capillari, e la formazione delle doppie punte. Viene inoltre controllata la comparsa della forfora, e i capelli diventano luminosi. Per realizzare una maschera fai-da-te, si può mescolare mezza banana e un quarto di avocado con un cucchiaio di yogurt bianco. Frullate tutto in un mixer, e applicate sui capelli, dalle radici fino alle punte, lasciando agire per almeno 20 minuti, e quindi risciacquate con acqua fredda e procedete con lo shampoo.

5.      Olio d’oliva : l’olio d’oliva è ricco di vitamine A, E e K e contiene un’elevata quantità di antiossidanti e squalene, un idratante naturale. È un ottimo districante per i capelli, e aiuta a controllare la secchezza della chioma e la comparsa della forfora. Inoltre, conferisce il giusto livello di idratazione ai capelli e al cuoio capelluto, e stimola l’elasticità dei capelli. l’olio extravergine d’oliva è l’ideale da applicare sulla chioma, poiché offre più benefici alla pelle rispetto agli altri tipi di olio, che vengono sottoposti a ulteriori lavorazioni. Un buon trattamento a base di olio d’oliva consiste nel mescolare due cucchiai di olio extravergine d’oliva con un quarto di cetriolo sbucciato e un uovo, fino ad ottenere un composto omogeneo, da applicare sulla chioma e lasciar agire per almeno 15 minuti. Quindi risciacquare bene e procedere con lo shampoo e il balsamo.


Lasciate un commento positivo o negativo in base al risultato ottenuto!

giovedì 9 luglio 2015

Pensavate che le avventure del piccolo Harry Potter fossero finite?

Una vera botta al cuore! Pensavate che le avventure del mago Harry Potter fossero finite con il settimo, e, almeno per ora, ultimo, capitolo della saga "Harry Potter e i doni della morte", uscito nel 2007, e con il film, con Daniel Radcliffe nei panni del protagonista, "Harry Potter e i Doni della morte parte 2" (2011)? Sbagliato! Qualche giorno fa, sul suo account Facebook, J.K. Rowling, autrice di una delle saghe letterarie più famose di tutti i tempi, ha annunciato che Harry Potter avrà un nuovo capitolo: "Harry Potter and the Cursed Child", ovvero "Harry Potter e il bambino maledetto". La nuova storia, scritta dall'autrice insieme a Jack Thorne e John Tiffany, non sarà un libro ma un'opera teatrale, che andrà in scena la prossima estate a Londra, nel West End, al The Palace Theatre. Non ci sono ancora abbastanza descrizioni sul nuovo capitolo, ma la cosa è sicura, ci sarà da divertirsi! Molto probabilmente si parlerà degli anni in cui Harry è rimasto orfano, prima di entrare nella scuola di magia, Hogwarts, e approfondirà la storia sulla morte dei genitori, Lil e James, prima che venissero uccisi da Lord Voldemord. biglietti dello spettacolo saranno in vendita a partire da questo autunno e presto, entro fine luglio, sarà annunciato il cast, nella speranza di rivedere alcuni degli attori dei film a teatro. 


Nel frattempo, ecco la motivazione ufficiale che ha spinto alla realizzazione del nuovo capitolo. 

"Oggi è un giorno veramente speciale per due ragioni. Prima di tutto Harry Potter e la Pietra Filosofale è stato pubblicato in Gran Bretagna 18 anni fa! Inoltre sono molto contenta di annunciare che una nuova opera intitolata Harry Potter and the Cursed Child andrà in scena a Londra il prossimo anno. Racconterà una storia nuova, che è il frutto della collaborazione tra me, lo scrittore Jack Thorne e il regista John Tiffany. Non voglio dire molto di più, perché non voglio spoilerare quella che so sarà una grande sorpresa per i fan. Comunque posso dire che non si tratta di un prequel! Per rispondere all'inevitabile (e ragionevole!) domanda sul perché The Cursed Child non sia un romanzo, posso dire che sono fiduciosa che quando il pubblico vedrà lo spettacolo sarà d'accordo con me nel dire che fosse la forma più adatta per la storia. Nel corso degli anni ho avuto innumerevoli offerte di espandere la storia di Harry, ma Jack, John e Sonia Friedman sono una squadra da sogno! È stato un enorme piacere condividere con loro (e presto con voi!) questa parte non raccontata della storia di Harry"
.
Perché quindi non sperare in una rinascita, della grandiosa saga più famosa al mondo? 

L'esperimento russo del sonno: verità o fantasia?

Alla fine degli anni 40, alcuni scienziati russi tennero svegli cinque uomini per due settimane, usando un gas sperimentale a base di stimolanti.. Le cavie furono chiuse in un ambiente chiuso ermeticamente in modo da poter controllare con precisione i loro livelli di ossigeno. Infatti, il gas, se inalato in alte concentrazioni, avrebbe potuto ucciderli. A quell’epoca non esistevano le camere a circuito chiuso, quindi le cavie vennero controllate per mezzo di alcuni microfoni e attraverso delle piccole finestrelle di vetro spesso da cui si poteva guardare dentro la camera. Nella camera c’erano libri, alcune brandine prive di coperte, acqua corrente, un bagno e abbastanza cibo essiccato da sfamare le cinque cavie per un mese.
Le cavie dell’esperimento erano prigionieri politici considerati nemici dello stato durante la Seconda Guerra Mondiale. Per i primi cinque giorni andò tutto bene, le cavie non si lamentarono poiché era stato promesso loro (falsamente) che sarebbero stati liberati se si fossero sottoposti al test e non avessero dormito per trenta giorni. Le loro conversazioni e attività furono controllate e gli scienziati notarono che le cavie iniziarono a parlare d’incidenti sempre più drammatici riguardo il loro passato e che, superato il quarto giorno, il tono generale dei loro discorsi divenne sempre più triste e malinconico. Passati cinque giorni le cavie iniziarono a rimpiangere le circostanze e gli eventi che li avevano portati a essere rinchiusi in quel posto e incominciarono a manifestare delle gravi paranoie. All’improvviso smisero di parlare tra loro e incominciarono, a turno, a sussurrare ai microfoni e attraverso le finestrelle a specchio. Stranamente, sembrava che tutte le cavie fossero convinte di poter convincere gli scienziati di essere migliori dei loro compagni, le altre persone chiuse in cattività con loro. Inizialmente, gli scienziati supposero che fosse un effetto collaterale del gas… Dopo nove giorni uno di loro incominciò a urlare. Corse per la camera continuando a urlare a squarciagola per tre ore di fila; quando non fu più in grado di urlare continuò a emettere sporadici rumori gutturali. Gli scienziati ipotizzarono che si fosse lacerato le corde vocali. La cosa più sorprendente di questo episodio fu vedere come reagirono le altre cavie… o meglio come non reagirono. Infatti, continuarono a bisbigliare ai microfoni finché un altro prigioniero incominciò a urlare. Le due cavie che rimasero in silenzio presero i libri e li imbrattarono, pagina dopo pagina, con le loro feci per poi, tranquillamente, attaccarle sopra le finestrelle. Le urla cessarono immediatamente. Anche i sussurri ai microfoni cessarono. Passarono altri tre giorni. Gli scienziati controllavano periodicamente che i microfoni funzionassero ancora, perché ritenevano fosse impossibile che non provenisse più nessun suono dalla camera. Tuttavia, il consumo di ossigeno indicava che tutti e cinque i soggetti erano ancora vivi. Per la precisione, consumavano un alto livello di ossigeno come se fossero sotto sforzo. La mattina del quattordicesimo giorno, gli scienziati fecero una cosa che, secondo il protocollo, non avrebbero dovuto fare, sperando di ottenere una qualche reazione da parte delle cavie. Usarono l’interfono installato dentro la camera per mandare un messaggio ai prigionieri. Temevano che fossero morti o in coma. Gli scienziati annunciarono: “Apriremo la camera per riparare i microfoni. Allontanatevi dalle porte e sdraiatevi supini a terra o vi spareremo. Se collaborerete, uno di voi sarà liberato immediatamente.” Con stupore, gli scienziati udirono una singola frase in risposta, pronunciata con voce calma: “Non vogliamo più essere liberati.” Dopo questo fatto si aprì un’aspra discussione fra gli scienziati e il corpo militare che finanziava la ricerca. Alla fine, visto che non riuscivano ad ottenere ulteriori risposte usando l’interfono, decisero di aprire la camera a mezzanotte del quindicesimo giorno. La camera fu liberata dal gas stimolante e riempita con aria fresca e immediatamente, dai microfoni, delle voci incominciarono a lamentarsi. Tre di loro si misero a supplicare che il gas fosse riacceso, come se fosse in gioco la vita dei loro stessi cari. La camera fu aperta e dei soldati furono mandati a recuperare le cavie dell’esperimento. Questi incominciarono a urlare più forte che mai e lo stesso fecero i soldati, quando videro cosa c’era nella camera.
Quattro delle cinque cavie erano ancora vive… a patto che qualcuno possa definire “vivente” lo stato in cui si trovavano quelle persone. Le razioni di cibo degli ultimi cinque giorni non erano state toccate. Pezzi di carne provenienti dalle cosce e dal torace della cavia deceduta erano stati infilati nel tubo di scarico posto al centro della camera, in modo da bloccare la fognatura e dieci centimetri d’acqua avevano ricoperto il pavimento. Non fu mai determinato con certezza quanto di quel liquido fosse effettivamente acqua e quanto fosse sangue. I quattro sopravvissuti all’esperimento avevano grosse porzioni di muscoli strappate dai loro corpi. Lo stato della carne e le ossa esposte sulle loro dita indicarono che le ferite erano state inflitte a mano nuda, e non con i denti come inizialmente si era pensato. Dopo un più attento esame dell’angolazione delle ferite si scoprì che la maggior parte, se non tutte le ferite erano state auto-inflitte. Gli organi addominali che si trovano sotto la cassa toracica di tutte e quattro le cavie erano stati rimossi. Mentre il cuore, i polmoni e il diaframma erano ancora al loro posto, la pelle e la maggior parte dei muscoli attaccati alle costole erano stati strappati via, esponendo le ossa della cassa toracica. Tutte le vene e gli organi erano rimasti intatti, le cavie li avevano semplicemente tirati fuori dal proprio corpo e li avevano disposti a terra, aperti a ventaglio ma ancora funzionanti. Il tratto digestivo di tutti e quattro fu visto lavorare, digerire cibo. In un attimo fu chiaro che quello che stavano digerendo era la loro stessa carne che si erano strappati e mangiati durante gli ultimi giorni. La maggioranza dei soldati faceva parte del corpo speciale della struttura, ma nonostante ciò si rifiutarono di tornare nella camera per prelevare i prigionieri. Questi continuavano a gridare di essere lasciati nella camera e a pregare affinché il gas fosse riacceso, dicendo che avevano paura di addormentarsi… Con grande sorpresa di tutti, le cavie opposero una fiera resistenza nel momento in cui i soldati cercarono di farli uscire dalla camera. Uno dei soldati russi morì con la gola squarciata, mentre un altro rimase gravemente ferito quando i suoi testicoli furono strappati via e un’arteria della sua gamba fu lacerata dai denti di uno dei prigionieri. In tutto furono cinque i soldati che persero la vita, se si conta quelli che commisero suicidio nelle settimane seguenti a quella vicenda. Durante la lotta, a una delle quattro cavie sopravvissute si perforò la milza e incominciò a sanguinare copiosamente. Il corpo medico provò a sedarlo ma si dimostrò impossibile. Gli fu iniettato un quantitativo di morfina dieci volte superiore alla normale dose per gli essere umani, e quello ancora si dimenava come un animale impazzito, riuscendo a rompere una costola e il braccio di uno dei dottori. Anche se ormai nel suo sistema vascolare era rimasta più aria che sangue, il suo cuore continuò a battere per altri due minuti. Anche quando il cuore si fermò, la cavia continuò per altri tre minuti a urlare e agitarsi, attaccando chiunque si trovasse a tiro e ripetendo la parola “ANCORA” all’infinito, sempre più debolmente, finché finalmente non rimase in silenzio. I tre prigionieri rimanenti erano gravemente feriti e furono trasportati nel centro medico. I due con le corde vocali intatte continuarono a implorare di riavere il gas e di mantenerli svegli… Quello messo peggio fu portato nell’unica sala operatoria che la struttura aveva a disposizione. Mentre procedevano a rimettere gli organi all’interno del corpo, i medici scoprirono che la cavia era immune ai sedativi che gli avevano somministrato prima dell’operazione. Quando gli avvicinarono alla bocca la mascherina con il gas anestetico per addormentarlo, il prigioniero lottò per liberarsi dalle cinghie che lo imprigionavano. Nonostante ci fosse un soldato di novanta chili che gli bloccava i polsi, la cavia riuscì a strappare quasi completamente le cinghie di pelle che aveva attorno alle braccia. Ci volle una dose di anestetico leggermente superiore al normale per addormentarlo e, nello stesso istante in cui le sue palpebre calarono e si chiusero, il suo cuore smise di battere. Il secondo che fu portato in sala operatoria era la prima cavia che si era messa a urlare. Le sue corde vocali erano distrutte e quindi era incapace di supplicare o impedire l’operazione.
Quando avvicinarono la mascherina con il gas anestetico alla bocca, la sua unica reazione fu di scuotere violentemente la testa, in segno di disapprovazione. Qualcuno, con riluttanza, suggerì che si procedesse all’operazione senza l’utilizzo di anestetici e la cavia fece cenno di sì. La procedura andò avanti per sei ore e i medici rimisero a posto i suoi organi addominali e cercarono di coprirli con quello che rimaneva della sua pelle. Il capo chirurgo ripeté varie volte che era possibile, dal punto di vista medico, che il paziente sopravvivesse. Un’infermiera terrorizzata che assistette all’operazione, dichiarò vi aver visto la bocca del paziente curvarsi in un sorriso ogni volta che lo guardava negli occhi. Quando finì l’operazione, la cavia guardò il chirurgo e iniziò a rantolare, sforzandosi di parlare. Credendo che si trattasse di qualcosa di grande importanza, il chirurgo si fece procurare un foglio e una penna in modo che il paziente potesse scrivere il suo messaggio. Scrisse semplicemente: “Continuate a tagliare”. L’ultimo prigioniero subì lo stesso intervento, sempre senza anestetici, anche se gli fu iniettato un paralitico. Il chirurgo aveva trovato impossibile procedere altrimenti con l’operazione perché il paziente continuava a ridere. Una volta che fu paralizzato, la cavia poté solo seguire con gli occhi i movimenti dei medici attorno a lui. Tuttavia l’effetto del paralitico si esaurì dopo pochissimo tempo e subito la cavia riprese a dimenarsi e a chiedere del gas stimolante. Gli scienziati provarono a chiedergli perché si fosse inferto quelle ferite e perché continuasse a chiedere del gas. L’unica risposta che ottennero fu: “Dovevo rimanere sveglio.” In seguito, i due prigionieri sopravvissuti furono legati e rimessi dentro la camera, nell’attesa che fosse deciso cosa farne di loro. Gli scienziati dovettero subire l’ira dei loro “militari benefattori” per non avere raggiunto i risultati che gli erano stati richiesti e proposero di praticare l’eutanasia sui prigionieri sopravvissuti. Tuttavia, l’ufficiale in comando, un ex-KGB, vide del potenziale in quell’esperimento e disse di voler vedere cosa sarebbe accaduto se avessero riacceso l’emissione di gas. Gli scienziati si opposero con violenza, ma furono scavalcati. Prima che la camera fosse nuovamente sigillata, le cavie furono collegate a un elettroencefalogramma e legate con cinghie imbottite di contenimento. Dopo che il primo prigioniero fu attaccato al macchinario, gli scienziati osservarono con sorpresa le sue onde cerebrali. Si mantenevano su livelli normali per la maggior parte del tempo, per poi precipitare inspiegabilmente. Sembrava che il cervello della cavia soffrisse ripetutamente di morte cerebrale, prima di ritornare all’attività normale. L’altra cavia, quella che poteva ancora parlare, iniziò a urlare di sigillare immediatamente la camera. Le sue onde cerebrali mostravano le stesse linee anomale dell’altro prigioniero. L’ufficiale diede l’ordine di chiudere all’istante la camera, anche se dentro vi erano ancora tre degli scienziati. Uno di essi tirò fuori una pistola e sparò un colpo proprio in mezzo agli occhi del comandante, prima che riuscisse a chiudere la porta. Poi indirizzò l’arma verso la cavia muta e gli fece saltare le cervella. Poi puntò la pistola contro l’ultima cavia sopravvissuta che era legata al lettino, mentre gli altri scienziati fuggivano dalla camera. “Non rimarrò chiuso qui dentro con quegl’esseri! Non con te!” urlò lo scienziato. “COSA SIETE IN REALTÀ?” domandò. “Devo saperlo!”. La cavia sorrise. “L’avete dimenticato così facilmente?” rispose la cavia. “Noi siamo voi. Noi siamo la pazzia che si annida dentro tutti voi, pregando ogni momento di essere liberata dal vostro inconscio più selvaggio. Noi siamo quello da cui vi nascondete la notte, quando andate a letto. Noi siamo quello che riducete al silenzio e alla paralisi, ogni volta che vi rifugiate in quel sonno che noi non possiamo calpestare.” Lo scienziato lo osservò per qualche secondo, immobile. Poi mirò al cuore della cavia e fece fuoco. Mentre la linea dell’elettroencefalogramma diventava piatta, la cavia, con voce strozzata, disse: “ero… quasi… libero…… “ 

Questa storia la pubblicò un anonimo, nel 2012, di lui non si seppe più nulla, dopo la pubblicazione il suo profilo scomparse, lasciando un pizzico di angoscia a migliaia di utenti. 

mercoledì 8 luglio 2015

Il futuro è presente: ecco a voi l'auto volante!

Chi di noi ha mai pensato che tra qualche anno si vedranno in giro le auto volanti proprio come nella serie animata Futurama?  Beh ragazzi, oggi è possibile con L'AeroMobil 3.0! E’ un prototipo di auto volante prodotto dalla compagnia slovacca AeroMobil  s.r.o.  E’ realizzata con un telaio in acciaio e la carrozzeria in fibra di carbonio, per un peso complessivo di 450 kg. A spingerla è un motore Rotax 912. Per prendere il volo la vettura ha bisogno di 200 metri di rettilineo, mentre per atterrare gliene servono 50. L’auto offre un’autonomia di volo di 700 chilometri ad una velocità massima di 200 km/h, mentre nell'utilizzo stradale arriva fino a 160 km/h, garantendo 875 km d’autonomia. Consuma 8 litri di carburante ogni 100 chilometri. Per decollare AeroMobil 3.0 deve raggiungere i 130 km/h, ma ad alta quota può far scendere la velocità di volo fino a 60 km/h. Presentata al "Piooner Festival" di Vienna nel 2014, potrebbe già essere in vendita dal 2015 ad un costo compreso tra i 200.000 e i 300.000 euro! 

Come abbronzarsi in poco tempo?

Ad ogni estate torna la voglia di avere un abbronzatura ottimale, ma come si fa ad abbronzarsi velocemente? Beh può sembrare strano, ma bastano pochi passaggi per avere una bella tintarella pronta per affrontare l’inverno! Spesso non abbiamo molti giorni da trascorrere al mare, in montagna o comunque sotto il sole, ecco allora come gestire al meglio diverse opportunità come prepararsi all’abbronzatura per avere il massimo, in poco tempo!

Per prima cosa bisogna prepararsi dall’esterno, facendo un semplice scrub, ovvero rimuovere tutte le cellule morte, i residui che rimangono sulla nostra pelle e dare respiro allo strato più superficiale dell'epidermide, rendendola così maggiormente ricettiva all'esposizione al sole. Esistono diversi modi di fare questa 'pulizia', ve ne sono anche molti ti tipo 'casalingo' con prodotti naturali che abbiamo in dispensa. Se però la presenza di discromie o di molte imperfezioni è importante, è possibile pensare al peeling, una azione più profonda da fare in istituto con prodotti appositi. Non è una novità che gli alimenti che ingeriamo influenzano tutto il nostro corpo, quindi l’alimentazione è il secondo passo per ottenere una pelle perfetta. Via ad alimenti ricchi di beta-carotene: carote in pole position per la loro alta concentrazione e poi consigliati melone, anguria, albicocche, pesche ma anche peperoni, rucola e broccoli, tutta frutta e verdura arancione, gialla e anche verde. Oltre a stimolare la melanina, grazie al contenuto di anti ossidanti e sali minerali, il vostro corpo sarà difeso dall'invecchiamento precoce generato dall'esposizione ai raggi solari. Ovviamente bevete molto, prima e durante la 'costruzione’ della tintarella, l'idratazione serve anche a non squamare la pelle in fretta! E mi raccomando, non mettere il solare! Oltre a generare possibili scottature, fa in modo che ci si "squami" molto più velocemente senza che rimanga traccia dei vostri sforzi!  Allora, siete pronti per affrontare queste giornate di sole? 

martedì 7 luglio 2015

3 metodi per curare i brufoli sul viso!


Non esiste alcuna base scientifica che possa spiegare perché alcuni alimenti, quali ad esempio il cioccolato, i cibi grassi o fritti, sembrino peggiorare la prolificazione dei brufoli, tuttavia ciò è un fatto riconosciuto da moltissime persone. Nonostante la cattiva abitudine di toccarsi in continuazione, esistono 3 metodi per evitare o curare la crescita dei brufoli:
1   -    Eliminare gli oli. Per risolvere il problema dei brufoli bisogna eliminarne una delle cause primarie, ovvero gli oli; con questo termine di intendono tutti i tipi di olio, perciò, ad esempio, bisogna evitare di usare cosmetici a base di olio e alcuni prodotti per i capelli e ridurre il consumo di cibi ricchi di olio: cambiare la propria dieta e altre abitudine può essere il primo passo per liberarsi dei brufoli.
2   -    Bere acqua. Ci sono tante tossine nel sangue, che causano i brufoli. Così, quando si beve molta acqua, si è in grado di rimuovere le tossine dal corpo. Si consiglia di bere almeno 8 bicchieri di acqua al giorno.
3   -    Scegliere attentamente i prodotti per la cura del viso -  Molti degli stessi prodotti contro i brufoli, nel tentativo di ripulire la pelle, contribuiscono ad esfoliarla; inoltre, evitando il contatto con oli (eccetto quelli prodotti dalle stesse ghiandole del corpo), non dovrebbe esserci la necessità di utilizzare questi prodotti che possono causare irritazioni, danni alle ghiandole sebacee e favorire la ricomparsa dei brufoli. Infatti, il sebo che viene prodotto dalle ghiandole sebacee serve ad impedire che la pelle diventi secca e screpolata, perciò per evitare che ciò accada, bisogna utilizzare delle creme idratanti e non scrub o altri prodotti aggressivi.

La doccia che non consuma acqua? Esiste!

  
Sicuramente voi non avete mai ipotizzato di riutilizzare l’acqua con la quale vi siete lavati! Certo sarebbe decisamente antigienico, a meno che in casa non abbiate la doccia progettata dal designer Jun Yasamoto, che in collaborazione con altri progettisti, è riuscito a produrre una doccia che non spreca nulla: l’acqua di scarico è diretta in un sistema di filtraggio del tutto naturale. Il processo di filtraggio è detto di “ fitodepurazione” perché coinvolge sabbia che rimuove agenti inquinanti e piante acquatiche che rimuovono batteri e impurità. In questo modo l’acqua ritorna pulita e pronta ad affrontare un nuovo ciclo di vita. Acqua, piante e sabbia sono quindi gli elementi di base che servono per attuare questo progetto così speciale e che stanno alla base del funzionamento dei sistemi sanitari ultra ecologici di nuova generazione. La filtrazione naturale è quindi il principio di questa doccia, che per il momento rimane un prototipo ma che sta iniziando ad essere considerata come una vera e propria alternativa all’uso delle risorse idriche continue. La mancanza di acqua, soprattutto in regioni molto secche e asciutte del pianeta conduce infatti le persone a non poterne disporre a sufficienza nemmeno per l’alimentazione o per il consumo di acqua domestica, quindi invenzioni intelligenti come questa potrebbero rappresentare la svolta nella concezione del bagno del futuro, dove la tecnologia si propone al servizio della natura e la introduce amabilmente negli spazi abitativi. La sala da bagno del futuro diventerà quindi un giardino acquatico?