mercoledì 6 gennaio 2016

Le 7 foto più popolari di Instagram. Chi guadagna di più?

Le 7 foto più popolari di Instagram.

Chi guadagna di più?

Al 7° ed ultimo posto c’è Cristiano Ronaldo con ben 1,3 milioni likes. L’asso portoghese del Real Madrid, prende 27 milioni lordi dalla società, 1 milione di bonus e 26 milioni dagli sponsor, 54 milioni di euro l’anno.


Al 6° posto troviamo Ariana Grande che sfiora 1,5 milioni di mi piace. Ha preso il 1° posto delle attrici più pagate al mondo, molti canali televisivi contribuiscono, tra i più conosciuti MTV e Disney Channel. L’attrice/cantante incassa circa 98 milioni all’anno.  



Al 5° posto si piazza Beyoncé e la piccola Blue con 2,3 milioni di likes. Oltre ad essere una mamma, lei è un’attrice, una cantante e una modella. Nel 2014 si classificò come una delle donne più ricche al mondo, guadagna 115 milioni l’anno. 



Il 4° posto è di Selena Gomez con 2,3 milioni di pollici in alto. Anche lei tra le 10 attrici più pagate al mondo, la sua carriera musicale cresce sempre di più. Si stima un guadagno per lei di 80 milioni di euro l’anno.



Il 3° meritato posto è del ragazzo più sexy del mondo, Justin Bieber con 2,3 milioni di mi piace in soli cinque giorni. Il più ricco under 30, guadagna 105 milioni all’anno, grazie alla sua brillante carriera musicale ascoltata in tutto il mondo.


Il 2° posto è certamente di Taylor Swift, con ben 2,5 milioni di mi piace. La 26 enne è la cantante più pagata al mondo, con un capitale da far paura, guadagna 112 milioni l'anno. 



il 1° meritatissimo posto è di Kendall Jenner, con addirittura 3,4 milioni di pollici in alto. E’ una delle star più pagate al mondo, con la vittoria di oltre 100 concorsi riguardo l’estetica, nel 2014 viene nominata la ragazza più bella del mondo. Lei guadagna circa 134 milioni l’anno. 




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giovedì 3 settembre 2015

Le 5 città in cui si fuma di più; Il primo spinello con gli amici, esperienze di 15 ragazzi/e italiani/e.

Da un’indagine del Dipartimento politiche antidroga (Dpa) sull’utilizzo di stupefacenti in Italia, è emerso che uno studente su quattro fuma cannabis. Sono 5 le città in cui si consuma più frequentemente marijuana; Al primo posto c’è Milano, con una percentuale altissima del 43% dei giovani tra i 14 e i 24 anni di età. Segue Napoli con una percentuale del 39%. Al terzo posto c’è Campobasso, con una percentuale addirittura maggiore rispetto alle grandi città, circa il 44% dei giovani tra i 14 e i 24 anni di età consuma cannabis. Perché è al terzo posto? Semplice, il piccolo capoluogo del Molise conta circa 49,343 abitanti, rispetto a Milano sono numeri inesistenti, visto che il numero di abitanti è quello più alto in Italia, pensate che la Lombardia conta più di 10.000.000 di residenti. Nella classifica non poteva mancare la nostra capitale, che si posiziona al quarto posto con la percentuale del 37%. Come ultima classificata c’è Torino, il 32% dei giovani, ha provato a fumare cannabis. Per capire come, quanto e perché marijuana e hashish sono diventate un’abitudine adolescenziale, ecco le parole di 30 ragazzi italiani che raccontano il loro rapporto personale con i spinelli.


Ragazza, 17 anni, Roma
Mi sono fatta una canna per la prima volta quando avevo 15 anni: al mare con le amiche, tutte femmine. Eravamo curiose, e comunque a casa mia l’erba non è mai stata un tabù, mia madre ha sempre fumato tranquillamente davanti a me e quindi non potrebbe certo criticarmi. Mio padre invece non fuma, e non sa che io lo faccio, ma loro sono separati e non vivo con lui. Fumo nel weekend, mai durante la settimana perché devo studiare. L’erba mi fa ridere, divertire, esaltare. Comunque non sono mai stata male come alcuni amici a cui è capitato di vomitare perché il fumo era troppo forte o perché avevano anche bevuto. E non ho neanche mai avuto paura di diventare dipendente perché conosco me stessa, so quando fermarmi. Fumo per scelta e mi irrita lo stereotipo dei giovani "che lo fanno perché non sanno più divertirsi". Lo facciamo perché ci piace e basta.

Ragazza, 16 anni, Roma
Frequento uno storico liceo classico di sinistra, qui tutti si fanno le canne. La discriminante è su quante te ne fai, non se te le fai. Ho iniziato a 15 anni, è stato bello soprattutto il rito di prepararla insieme, di fumarla insieme. Mi faceva sentire ancora più parte del mio gruppo. Ho continuato a farmele, ma solo nei fine settimana. Ogni weekend chi ha la casa libera la mette a disposizione: fumiamo insieme e poi ridiamo, diciamo cose stupide, ci sentiamo in sintonia, è il modo migliore per stare bene insieme. La "maria" si trova ovunque, molti miei amici la vendono: con 10 euro ti fai due canne. Quando usciamo cerchiamo di non bere e fumare insieme, chi lo fa poi sta male. Io riesco a contenermi, mi fa stare bene così, invece molti miei amici fumano tutto il giorno, anche la mattina prima di entrare in classe.

Ragazzo, 14 anni, Roma
Ho fumato per la prima volta quest’anno, quando ho cominciato il liceo. Non mi è piaciuto per niente. Poi però, sempre in gruppo, ho riprovato ed è stato bellissimo: sono partito completamente, mi sono sentito bene con me stesso, in pace, allegro. Insomma, felice. Da solo, però, non l’ho mai fatto. Perché è una specie di rito. È il gesto che conta, insieme al fatto di stare tutti insieme. Non sono però un consumatore abituale, fumo il sabato con gli amici "scroccando", non l’ho mai comprata. Ho smesso da un mese e 10 giorni: me l’hanno imposto i miei perché dovevo migliorare i voti a scuola: qualche volta infatti andavo a scuola un po’ rimbambito.

Ragazzo, 13 anni, Torino
Sono del Sud, vivo a Torino da quattro anni. Non mi sono ancora ambientato e tendo a stare in disparte dai miei compagni, specie da quelli che mi deridono. A ogni fenomeno di bullismo si è associata la sofferenza per la perdita di mio padre. Mi devo difendere da solo da quelli che hanno deciso di prendersi gioco di me. Poi ho trovato la soluzione ai miei problemi: nei giardinetti davanti alla scuola ho visto un ragazzo che tutti salutavano come una star. Mi sono avvicinato e gli ho chiesto: "Ma qual è il tuo segreto per essere felice?", e lui mi ha risposto: "Il trucco sta in questa cartina, metti la roba, la arrotoli, e poi lecchi per attaccare le estremità... ed è fatta!". Da quel momento ho avuto la svolta della mia vita...

Ragazzo, 15 anni, Torino
Sai quando ti vietano una cosa e più te la vietano, più sei intenzionato a farla? Ecco questa è stata la mia prima motivazione, l’anno scorso, al dire sì a una canna. La mia famiglia non mi ha mai lasciato lo spazio per essere un adolescente normale. Una sera però ho incontrato alcuni ragazzi del quarto anno che mi hanno invitato a una serata prima in discoteca e poi in giro tutta la notte per la città. Una notte "cannabis no-limits". Alla fine, attraversando la strada, non vedendo quasi nulla, un’auto mi ha investito  e sono stato portato d’urgenza in ospedale. Lì sono arrivati i miei genitori. Da quel giorno mi tengono sempre sotto controllo. Ma appena si distraggono, mi fumo una canna.

Ragazzo, 17 anni, Torino
Fumo occasionalmente, perché mi rilassa fisicamente e mentalmente, facendo aumentare le sensazioni uditive e visive. Mi piace fumare con gli amici; lo considero come uno svago occasionale, da cui non sono per niente dipendente.

Ragazza, 17 anni, Napoli
Quando brucio una cartina, brucio tutte quelle linee immaginarie che appesantiscono le mie giornate. Riesco ad avere più spazio per pensare e a buttare lontano da me i miei problemi. Se dicessi a 100 persone tutto questo, 95 mi direbbero che sono una tossica, che sono diventata stupida. Perché è più facile indossare le proprie lenti stereotipate e dire che la marijuana è illegale, che nuoce alla salute, che crea dipendenza. Ma pensandoci un attimo, è così brutto voler scappare dai problemi per un’ora? Non li risolverà, però aiuta a ma guardarli tutti insieme da lontano.

Ragazzo, 16 anni, Napoli
Fumo perché è un modo migliore di vivere la vita, di vedere la vita da un’altra prospettiva, molto piacevole. L’erba non deve essere vista come una sostanza stupefacente, ma come un semplice fiorellino che ti apre la mente e ti porta a grandiosi ragionamenti ai quali durante la vita quotidiana non saresti mai arrivato. Fumo con i miei migliori amici, mai da solo. Semplici battute squallide, cadute o un qualsiasi fatto divertente, sotto effetto di "maria" diventano esilaranti. L’erba riesce anche a consolidare le amicizie. In poche parole fumo perché mi migliora in tutto.

Ragazza, 17 anni, Napoli
Fumo da quando avevo 15 anni, circa tre volte a settimana, anche se ci sono periodi, soprattutto d’estate, o quando sono più stressata, nei quali posso fumare anche ogni giorno e più volte al giorno. Lo faccio al mare, a casa di amici, a casa mia, in compagnia di solito, quasi mai da sola, tranne alcuni momenti eccezionali. Mi aiuta a rilassarmi, a dormire, quando ero più piccola anche per divertirmi con gli amici. Ora soprattutto per alleviare lo stress della scuola e degli impegni o prima di fare sesso.

Ragazzo, 15 anni, Campobasso
Ho cominciato un paio d’anni fa, spinto dalla sensazione idilliaca descritta dai miei coetanei. In effetti mi è piaciuto e ho scelto di continuare, evitando però di farla diventare una dipendenza. Tutto ciò che volevo, e voglio, è un po’ di "sballo" e di tranquillità. Io ritengo che fumare erba non debba essere vista come una cosa sbagliata, soprattutto per i suoi effetti terapeutici.

Ragazzo, 18 anni, Campobasso
La mia dipendenza ha preso il sopravvento. Ho cominciato da adolescente. L’effetto calmante mi coglie subito, dopo due tiri. È una sensazione particolare, intensa, e diversa da ogni altra, che modifica sia la mia percezione del mondo sensibile, sia quella del pensiero. Quando non sono "fatto", invece, prevale una sensazione di vuoto; quando non sono fatto, la mia mente sembra come bloccata da un tappo; quando fumo la mia mente riesce ad abbattere quell’ostacolo e il mio pensiero diventa piacevolmente sfuggente, e si perde spesso.

Ragazza, 23 anni, Isernia
Ho iniziato a fumare quest’anno, in discoteca. Inizio a ballare con i miei amici, bevo qualche bicchiere, e mentre sono lì al bancone che sorseggio la mia vodka, si avvicinano a me due ragazzi facendomi una proposta: "E se stasera passassi una serata superalternativa all’insegna dello sballo? Abbiamo quello che fa per te...". Accetto di seguirli e ci appartiamo poco fuori dalla discoteca, vicino un boschetto (in Molise posti dove fumare ne abbiamo molti) e lì iniziano a mostrarmi la "roba". Comincio a fumare la prima canna, mi rilasso e ne provo un’altra: all’improvviso avverto una sensazione fantastica per la quale mi sembra di essere completamente in un altro mondo!

Ragazzo, 17 anni, Milano
Ho iniziato a 15 anni, cosciente di quello che facevo. Ora lo sono ancora di più. Fumo in media tre spinelli al giorno. Nel weekend salgo un po’, ma nemmeno sempre. Cerco di farlo ai giardini o in posti in cui non do fastidio, mi aiuta a rilassarmi nel dopo scuola e anche la sera. Butto giù lo stress e me ne sto per i fatti miei.

Ragazzo, 18 anni, Milano
La prima canna l’ho fumata a 12 anni. Non implica una vita malsana, anzi pur facendo uso di "cannoni" si può andare bene a scuola e condurre una vita equilibrata. Mi provoca soprattutto rilassatezza, nessun effetto collaterale. Bisogna solo essere maturi e valutare che l’abuso incide su fisico, elasticità mentale e portafoglio.

Ragazza, 14 anni, Milano

Sono una ragazza che non si è mai fatta condizionare da quelli che dicono: "Dai, fumati ’sta canna, se no non potrai mai essere della nostra compagnia!", ma alla fine ci sono cascata anche io. La prima volta nel primo anno di liceo. Il motivo vero per cui continuo a farmi le canne è la solitudine: sono figlia unica, i miei genitori lavorano tutto il giorno e sono costretta a rimanere a casa da sola per molte ore e questo mi provoca uno stato di depressione che sento di poter colmare solo in questo modo.


giovedì 16 luglio 2015

I 3 misteri irrisolti più terrificanti.

Il passato a volte porta con sé affascinanti e impressionanti misteri, che ad oggi è praticamente impossibile risolvere. Questi sono tre casi che hanno scosso l’opinione pubblica dell’epoca e, ancora oggi, costituiscono argomento per una vasta letterature, dalla corrente del complotto a quella degli UFO, dal paranormale a quella più realista. Il fascino, effettivamente, sta nel perdersi ad ipotizzare scenari alieni o dall’altro mondo per spiegare qualcosa che l’uomo, con le sue limitate capacità, non è riuscito ancora a motivare.

I bambini della famiglia Sodder.

La vigilia di Natale del 1945 la famiglia Sodder stava passando una tranquilla serata in famiglia. La madre andò a letto lasciando giocare cinque dei dieci figli (uno era impegnato con il servizio militare) nel salotto, con la promessa di mettere tutto in ordine al termine della serata. La donna ricevette una telefonata agghiacciante verso la mezzanotte, che cercava un uomo dal nome incomprensibile, e che terminò con una risata stridula. Jennie notò che i bambini non avevano chiuso le imposte, e tornò a letto. Verso l’una e mezza di notte l’incendiò divampò nella casa, e i genitori con quattro dei loro figli uscirono dall’abitazione. George Sodder corse a prendere la scala per andare a prendere i figli al piano superiore, ma notò che era stata rimossa. Ormai il piano superiore era completamente inaccessibile a causa delle fiamme, e i sei parenti non poterono che osservare la casa che andava completamente distrutta con i 5 ragazzi ancora al suo interno. Il mattino seguente non venne trovato alcun cadavere dentro l’abitazione, nemmeno i resti di ossa o qualsiasi altra cosa che facesse pensare alla possibilità che dentro ci fosse qualcuno. Il filo del telefono risultò tranciato e la scala non si trovò più. L’inchiesta fu chiusa e i cinque figli Sodder dichiarati morti, ma i genitori non si diedero pace per tutta la vita, non credendo che i bambini fossero all’interno della casa durante il suo incendio. La famiglia ingaggiò anche un detective privato per indagare sulla sparizione dei figli, ma questi morì in circostanze misteriose. 20 anni dopo l’incidente i Sodder ricevettero una fotografia per posta, senza l’indirizzo del mittente, con una foto di un ragazzo, Louis, che era incredibilmente somigliante a quella del figlio omonimo. Sul retro della foto c’era scritto solo: Louis Sodder. Una teoria, quella ritenuta più probabile, afferma che i bambini furono rapiti da un’organizzazione di stampo mafioso collegato con la Sicilia (il CAP della fotografia di Louis era 90132 – Palermo) corroborata dal fatto che i Sodder stessi fossero di origine italiana (Soddu era il cognome originario). I genitori non si diedero mai pace, ma a nulla servì il loro tormento, dato che i bambini non furono mai ritrovati. La famiglia morì senza mai sapere cosa accadde ai ragazzi, George Sodder nel 1969 e Jennie nel 1989. 


Il passo di Dyatlof.

Nel 1959, dieci studenti e neo-laureati dell’istituto tecnico degli Urali ed esperti escursionisti, decisero di sfidare le pendici dei monti Urali, nell’allora Unione Sovietica. Uno di loro, Jurij Judin, si fermò per problemi di salute a Vižaj, l’ultimo avamposto abitato prima di procedere verso l’Otorten, il “monte della morte”. I 9 componenti del gruppo si incamminarono verso la cima del monte, e il 1° Febbraio, nei pressi della vetta, realizzarono un campo base per passare la notte, quando consumarono il loro ultimo pasto. Durante la notte, qualcosa li spinse a lacerare la tenda dall’interno, scappare fuori seminudi senza scarpe e indumenti con -30°C esterni, fermarsi nei pressi di un albero e tentare disperatamente di accendere un fuoco, nel tentativo di non morire assiderati. Due di loro trovarono la morte per ipotermia sotto l’albero di Cedro, a circa 1,5 chilometri dalla tenda, mentre tre di loro morirono fra la tenda e l’albero stesso, in posizioni che suggerivano che i tre stessero tentando di tornare all’accampamento. I corpi furono ritrovati il 26 febbraio, da una spedizione mista composta sia dalle autorità sia da studenti volontari. I restanti 4 escursionisti non furono rintracciati se non il 4 Maggio, quando vennero scoperti in una gola scavata da un torrente sotto oltre 4 metri di neve a 75 metri di distanza dal Cedro. Due di loro avevano il torace fracassato da una forza “non umana”, simile all’impatto di un incidente automobilistico, mentre la ragazza aveva la lingua mozzata, le mancava parte della mascella e non aveva più gli occhi. I quattro furono trovati con gli indumenti degli altri cadaveri indosso, segno che li spogliarono dopo la morte, nel disperato tentativo di salvarsi. L’inchiesta e le autopsie certificarono che sei escursionisti morirono per ipotermia, mentre gli altri tre furono uccisi da una combinazione di traumi fatali e ipotermia. Non si trovarono tracce di altre persone nel sito, mentre quelle dei ragazzi erano ancora ben evidenti sulla neve, e mostravano come tutti e sei si fossero allontanati dalla tenda di comune accordo. I pochi abiti dei ragazzi avevano altissimi livelli di radioattività, impossibile da giustificare in una zona così incontaminata dall’uomo. I corpi degli escursionisti risultavano, tutti, inspiegabilmente “abbronzati”, come se fossero stati colorati di marrone. Un gruppo di altri escursionisti che si trovava a 50 chilometri di distanza dal luogo dell’accaduto affermò di aver visto delle “palle di fuoco” attraversare il cielo, quella notte, in direzione dell’accampamento degli studenti russi. Il caso è ancora irrisolto.


La morte della famiglia Gruber nella fattoria Hinterkaifeck.

In un piccolo villaggio bavarese non lontano da Monaco di Baviera, il sessantatreenne Andreas Gruber viveva con la moglie Cäzilia, la figlia rimasta vedova Viktoria Gabriel e i figli di Viktoria, Cäzilia e Josef. Pochi giorni prima del delitto, Andreas disse ai vicini che aveva scoperto alcune impronte sulla neve che conducevano dal bordo del bosco fino alla fattoria, ma nessuna che tornava indietro. Egli disse che aveva sentito anche dei passi nella soffitta e di aver trovato anche un quotidiano nella proprietà, ma che nessuno della famiglia ne aveva mai acquistato uno. Era il Marzo del 1922. Sei mesi prima la precedente cameriera aveva inoltre lasciato il lavoro dicendo che la fattoria era infestata di una presenza ultraterrena. Con grande difficoltà i Gruber avevano trovato una nuova lavorante, Maria Baumgartner, che entrò in servizio poche ore prima dei terribili fatti della fattoria Hinterkaifeck. Quel che successe il Venerdì 31 Marzo è difficile a dirsi. Si ritiene che la coppia anziani, così come la loro figlia Viktoria e la figlia Cäzilia, furono in qualche modo attirati nella stalla uno ad uno, dove furono uccisi. L’omicida andò poi in casa dove uccise anche il figlio di due anni, Josef, che dormiva nella culla in camera da letto di sua madre, così come la cameriera, Maria Baumgartner, nella sua camera da letto. Il Martedì successivo, il 4 aprile, alcuni vicini di casa si recarono nella cascina perché nessuno degli occupanti era stato visto in paese dal venerdì prima, un fatto decisamente insolito. Il postino aveva inoltre notato che la posta era ancora nella buchetta, anche se era stata consegnata Sabato. Trovarono gli animali della fattoria ben accuditi, alcuni pasti consumati nella cucina della casa e un’evidente presenza umana che abitava la casa sino a pochissimo tempo prima dell’arrivo degli abitanti del villaggio. L’ispettore Georg Reingruber e i suoi colleghi del dipartimento di polizia di Monaco fecero immensi sforzi per indagare sulle uccisioni. Più di 100 sospetti furono interrogati nel corso degli anni, ma senza alcun risultato. L’ultimo interrogatorio ebbe luogo nel 1986, senza portare a risultati. Nel 2007 gli studenti della Polizeifachhochschule (Accademia di polizia) di Fürstenfeldbruck ebbero il compito di indagare sul caso ancora una volta con moderne tecniche di indagine penale. Arrivarono alla conclusione che non è possibile risolvere il crimine a causa del tempo che è trascorso dai fatti, sia per la mancanza di prove sia per le indagini condotte all’epoca, fatte con metodi primitivi. Tuttavia, gli studenti furono in grado di identificare una persona come principale sospettato, ma non pubblicarono il nome per rispetto dei parenti ancora in vita. La polizia prima sospettò che il movente potesse essere la rapina, e interrogò molti abitanti dei villaggi circostanti, così come i vagabondi della zona. La teoria della rapina fu però abbandonata a causa di una grande quantità di denaro che venne ritrovata in casa. Il marito di Viktoria, Karl Gabriel, erano stato dato per morto nelle trincee francesi nel 1914, e fu comunque sospettato dell’omicidio, a causa della sparizione del suo corpo in guerra, che non era mai stato trovato.
Il giorno seguente il ritrovamento, il 5 aprile, il medico Johann Baptist Aumüller eseguì le autopsie nel granaio. Fu stabilito che l’arma del delitto più probabile fosse un piccone, e che la giovane Cäzilia fu uccisa diverse ore dopo gli altri, a causa dei capelli che teneva fra le mani. I cadaveri furono decapitati, e i teschi inviati a Monaco di Baviera, dove alcune chiaroveggenti tentarono di mettersi in contatto con i morti, ma senza risultato. La fattoria venne completamente distrutta e quel luogo di morte dimenticato dagli abitanti del villaggio. Il delitto rimane, a tutt’oggi, un mistero irrisolto.

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Scoperto rimedio naturale per evitare il caldo! Finalmente.

La Mulla mulla è una piccola pianta dai fitti fiori rosa, resistentissima al caldo; predilige i deserti aridi e infuocati dell'Australia centrale, dove le temperature estreme rendono impossibile qualunque forma di vita; eppure è proprio qui che riesce sorprendentemente a crescere. Con i suoi petali lanuginosi viene preparata un'essenza floreale dalle proprietà davvero uniche, in grado di proteggere l'organismo umano da ogni tipo di disturbo provocato dal calore e dal fuoco: eritemi solari, scottature e ustioni

 

Quando usarla?


- Ustioni e bruciature di qualunque origine.


- Paura del fuoco, insofferenza al calore.


- Prima, durante e dopo esposizioni al sole.


- Protegge dai raggi ultravioletti.


- Previene scottature ed eritemi solari.


- Per abbassare la temperatura in caso di febbre alta.


- Vampate di calore in menopausa.


- È un ottimo antinfiammatorio, per questo motivo Mulla mulla è anche un utile lenitivo dei bruciori intimi (cistite, vaginite). In questo caso, si consiglia la somministrazione per via interna, pratica ed efficace, due volte al giorno.




martedì 14 luglio 2015

Immagini storiche. 12 foto sconosciute di cui nessuno ne era a conoscenza.


12 rarissime foto di cui nessuno ne era a conoscenza! 


1.         Albert Einstein al mare, con scarpe da donna.


2.   Elvis Presley nell’arma.


3. Torre Eiffel in costruzione per l’EXPO di Parigi.


4. Muhammad Ali con i Beatles.


5. 1961, costruzione del muro di Berlino.


6. Titanic in partenza nel 1912.


7. Disneyland in costruzione. 


8. Boscaioli Californiani abbattono 3 grandissimi alberi a Redwoods.


9. Il vero primo McDonalds al mondo.


10. Nagasaki, 20 minuti dopo l’esplosione della bomba atomica nel 1945.



11. New York's Times square nel 1911.


12. L’ufficio di Albert Einstein il giorno della sua triste morte.




Vi hanno stupito? Condividete e commentate!








lunedì 13 luglio 2015

20 cose scioccanti che non sapevi.


Non lo sapevi? 

Ognuno di noi è spinto da un desiderio irrefrenabile ad indagare su ogni cosa gli capiti a tiro e ciò rappresenta lo stimolo principale nella conoscenza dell’universo e nella scoperta delle leggi che ne regolano il divenire. La curiosità dell’uomo, proprio perché innata, non può essere in alcun modo repressa, così come non può essere regolata da leggi la ricerca del sapere: deve essere assolutamente libera. Cosa ti ha spinto quindi a cliccare ? 

Ecco 20 cose scioccanti che (forse) non eri a conoscenza!

1.     Normalmente, ogni persona ride 15 volte al giorno.

2.     La Coca-Cola, originariamente, era verde.

3.     La prima coppia mostrata a letto insieme in TV fu Fred e Wilma Flintstone.

4.      Negli Stati Uniti ogni giorno vengono stampati più soldi per il gioco del Monopoli che per la Tesoreria.

5.     L'altezza della più grande piramide di Egitto è circa un miliardesimo della distanza che separa la terra dal sole.

6.      La parola "cimitero" deriva dal greco "koimetirion" che significa "luogo per dormire".

7.      Nei conventi, durante la lettura delle Sacre Scritture, quando ci si riferiva a San Giuseppe si diceva "Pater Putatibus", abbreviato in P.P.. Ecco perché il più comune diminutivo di Giuseppe è Peppe o Peppino.

8.      Durante la guerra di secessione, quando le truppe tornavano agli accampamenti dopo una battaglia, veniva scritto su una lavagna il numero dei soldati caduti; se non c'erano state perdite, si scriveva "0 killed", da cui l'espressione OK nel senso di "tutto bene".

9.     Lo Stato con la più alta percentuale di persone che vanno al lavoro a piedi è l'Alaska.

10.      In Africa la percentuale di persone che vivono in solitudine è il 28%. In Nord America è il 38%.

11.      Le persone intelligenti hanno più zinco e rame nei capelli.

12.    I genitori più giovani di tutti i tempi, età 8 e 9 anni, vissero in Cina nel 1910.

13.      Lo scarafaggio può vivere nove giorni anche se privato della testa, dopodiché …muore di fame.

14.      Un coccodrillo non può tirare fuori la lingua.

15.      Il cuore di un gamberetto è nella testa.

16.       La formica può sollevare pesi pari a 50 volte quello del suo corpo, e spingere oggetti 30 volte più pesanti di lei e cade sempre sul fianco destro quando è inebriata.

17.      Una pulce può saltare una distanza pari a 350 volte la lunghezza del suo corpo.

18.     L'accendino è stato inventato prima dei fiammiferi.

19.     Come le impronte digitali, l'impronta della lingua è diversa per ogni uomo.

   20. Circa 4.000 anni fa, in Babilonia, c'era l'usanza per cui, per un intero mese dopo il matrimonio, il padre della sposa forniva al genero tutto l'idromele che egli riusciva a bere. Essendo l'idromele una bevanda ricavata dal miele ed essendo a quei tempi il calendario basato sulle fasi lunari, quel periodo fu denominato mese di miele o "luna di miele" .



domenica 12 luglio 2015

Il mistero di Azzurrina. Leggenda o realtà?

Era il 21 giugno di quel lontano anno quando, nel nevaio della vecchia Fortezza, la bimba scomparve e non venne mai più ritrovata. La bambina nacque, in realtà, con capelli bianchi: albina. La diversità dell’altro è una cosa che non di raro spaventa l’uomo, e a volte eliminare il diverso e con esso ciò che rappresenta, può essere visto come una soluzione. Per difendere (o nascondere) la figlia, i genitori le tinsero i capelli, ma il bianco dell’albinismo non trattiene il colore, reagisce al pigmento diventando azzurro. Ecco spiegato lo ‘strano’ caso e l’appellativo ad esso legato… Siamo nel 1990, il Castello è aperto a Museo da appena un anno, la leggenda è già di dominio pubblico. C’è chi si schiera subito a sostenerla ciecamente, chi la contesta, molti la temono, altri la deridono, ma tutti ne parlano. Il 21 giugno di quell’anno, tecnici del suono interessati a tali episodi effettuano le prime registrazioni. Le apparecchiature sono sofisticate. Tutte le frequenze vengono incise. In sede di studio si procede all’ascolto: tuoni, uno scrosciare violento di pioggia, poi... un suono.
Anno 1995. Sempre 21 giugno. Nuove registrazioni. Stesso suono.
Anno lustro 2000. Ancora 21 giugno. Ancora il solstizio estivo e, ancora, quel suono che si ripete.

Anno 2005... e la leggenda continua a stupire studiosi e ricercatori. Ad alcuni sembra un pianto di bambina, ad altri una risata, molti dicono di sentirci una voce, di distinguerci una parola, altri invece, dichiarano di non voler più sentire nulla. Recentemente, nel seminterrato del castello, persone addette alla ristrutturazione dei muri principali, dichiarano di aver visto qualcosa di strano che in pochi secondi si illuminò, e poi scomparve. Gli operai spaventati a morte si tolsero subito di mezzo, ripetendo costantemente di non tornare più, rifiutandosi di continuare il lavoro di ristrutturazione già iniziato. Le telecamere ripresero l’abbaglio di pochi secondi, e quello che si vede è sconcertante! Il fantasma di Azzurrina è solo una leggenda, o la sua anima è rimasta intrappolata in quei luoghi bui e dimenticati del castello?